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Il futuro della mobilità a Roma

A Roma si sta iniziando a sviluppare un interessante dibattito sulla rete dei trasporti del futuro, grazie al progetto presentato da Metrovia, alle osservazioni formulate da Romafaschifo (spesso non condivido i toni e le risposte di Romafaschifo sui temi che analizza, ma ben venga il confronto).

Quello della cura del ferro, nella città di Roma, è un progetto del quale si parla da decenni, ormai. Un contributo sempre attuale lo ha dato anche Walter Tocci, qui, qualche tempo fa.

Ho dato un’occhiata al progetto di Metrovia e provo a dire brevemente la mia. Intanto mi sembra alquanto complicato trasformare le linee ferroviarie regionali in linee di metropolitana. O quantomeno la fanno un po’ facile, i progettisti. Come si realizza la cessione del servizio? Chi gestirebbe la rete, che oggi è di proprietà di RFI? Chi metterebbe i treni, che oggi sono di Trenitalia e vengono pagati tramite il contratto di servizio stipulato tra FSI e Regione? ATAC? Visto lo stato attuale in cui versa la municipalizzata dei trasporti di Roma mi sembrerebbe più realistica (!) un’acquisizione della rete metropolitana esistente da parte di Ferrovie, sinceramente.

E poi, con tutto il rispetto, mi sembra che i progettisti di Metrovia la facciano un po’ semplice sulla realizzazione di nodi di scambio e nuove fermate.

Due esempi relativi a zone della città che conosco.

Nodo di scambio Libia/Nomentana: un “collegamento pedonale sotterraneo con tapis roulant che corra parallelo alla metro B su viale Libia e poi su viale Etiopia”, anche se non lo fai con la TBM, comporta quantomeno chiudere del tutto due strade non secondarie, realizzare  paratie, solettoni per poi scavare una volta ripristinata la viabilità di superficie. Non è uno scherzo. Si fa, ci mancherebbe, ma non è un intervento da poco.

Nuova fermata Batteria Nomentana: anche in questo caso coprire il vallo attuale con una piattaforma sulla quale realizzare la stazione, modificando i binari attualmente presenti o, in alternativa, realizzare un collegamento sotterraneo non mi pare uno scherzo.

Moltiplicate tutto questo per 32 nuove fermate e 21 nodi di scambio e ne viene fuori un progetto non da poco, in termini di costi e tempi di realizzazione. Non sto dicendo che il progetto sia da buttare o che le cose siano irrealizzabili, dico solo che non è uno scherzo.

Che poi Roma abbia bisogno di progettualità, di risorse, di una visione che disegni, anche nella mobilità, la città del 2030 (2040?) è sotto gli occhi di tutti.

Quindi, in definitiva, ben vengano proposte e dibattiti che ne conseguono.

P.s. delle idee di Walter Tocci mi piaceva particolarmente l’applicazione del “Metodo Roma” alla progettazione integrata tra infrastrutture e archeologia, in modo tale da valorizzare al massimo i beni archeologici, soprattutto nella zona dei Fori Imperiali che, secondo le previsioni di Adriano La Regina, sarebbe dovuto diventare, con la realizzazione della fermata Colosseo, il più grande parco archeologico del mondo. Chissà.