Da Telefree, l’intervista a Mimma Nuzzo.
A poco più di un mese dalla caduta dell’amministrazione Galasso, la capogruppo uscente del PD, Mimma Nuzzo, espone alcune considerazioni sulla sua esperienza consiliare che, dopo ben trentasei anni, ha riportato una donna tra gli scranni del Consiglio comunale di Minturno. Ed è pura coincidenza che proprio ieri il TAR del Lazio si sia espresso sull’insufficiente rappresentanza femminile in seno alla giunta di Roma (una sola donna su dodici) iponendo ad Alemanno di apportare immediatamente dei correttivi. Durante il suo mandato, più volte, la prof.ssa Nuzzo aveva sollecitato la giunta ad operare un cambio di passo più deciso con concreti segnali di discontinuità rispetto al passato.
È rimasta sorpresa dalle dimissioni degli undici consiglieri che hanno decretato la fine dell’amministrazione Galasso e l’avvento del Commissario Prefettizio?
Le dimissioni sono arrivate con un’improvvisa accelerazione degli eventi all’interno delle varie fazioni che caratterizzano il centrodestra cittadino, in cui permane un clima di accesa conflittualità. Infatti, sebbene negli ultimi mesi l’amministrazione fosse stata sottoposta a molteplici critiche, farla cadere in piena stagione estiva è stato un atto di grande irresponsabilità che non ha nulla a che vedere con il bene del paese: si è trattato, piuttosto, di un ennesimo regolamento di conti all’interno del ceto politico locale che, ancora una volta, ha ignorato i bisogni della cittadinanza. Quanto al Commissario Prefettizio, ho avuto modo di incontrare e appurare la disponibilità del dott. Greco. Mi lasci dire che nell’attuale situazione, disastrata a causa di decenni di cattiva amministrazione, potrebbe rimettere senz’altro un po’ d’ordine.
A più riprese, lei non ha risparmiato critiche ad alcune scelte dell’amministrazione Galasso. E ora anche la sentenza del TAR del Lazio sembra darle manforte, che ne dice?
È vero. Ma le critiche le ho sempre espresse in assoluta trasparenza e con fini puramente costruttivi che non badavano al perseguimento di obiettivi personali. Tutti sanno che ho rinunciato a battermi per l’assessorato che mi ero conquistata in qualità di unica donna eletta in Consiglio comunale. Come si legge nello Statuto Comunale (art. 23) e nel programma elettorale, confermato dalle sentenze di numerosi TAR, compresa la decisione di ieri del TAR Lazio, sarebbe stata una battaglia vinta che non ho voluto fare per la generosità e l’altruismo che sempre hanno contraddistinto il mio agire politico e sociale. La mia rinuncia, in nome della governabilità e dello spirito di squadra, era però condizionata all’affermazione dei principi di trasparenza, legalità e condivisione sostenuti in campagna elettorale. Difatti, anche una settimana prima della sfiducia, quando ho deciso l’autosospensione dalle deleghe che il Sindaco mi aveva conferito, non ho mai negato la fiducia al governo cittadino, consapevole del difficile momento di stagnazione economica del Comune e perché ritenevo indispensabile procedere all’approvazione del primo bilancio dell’era Galasso. Mi dica lei, chi altro l’avrebbe fatto?
Cosa rimane della sua critica all’operato del Sindaco uscente?
Quando si governa partendo da una minoranza numerica che diventa maggioranza per alchimie politiche ostaggio dei capricci dell’uno o dell’altro consigliere che utilizzano il proprio voto come merce di scambio, bisogna riflettere su cosa non è andato. Intanto, bisognava mantenere un rapporto saldo e privilegiato con le forze che hanno sostenuto Galasso sin da principio. Sono convinta che il Sindaco avrebbe dovuto osare di più, con maggiore coraggio e determinazione. La gente l’avrebbe apprezzato e sostenuto. Se crisi doveva esserci, per esempio, meglio nel momento in cui chiesi le dimissioni del Presidente del Consiglio Comunale o costituendosi parte civile nel procedimento in corso sui rifiuti che ha arrecato ingenti perdite all’erario comunale. Ma la mia voce rimase isolata sebbene interpretasse il pensiero di una parte consistente dei cittadini.
Che bilancio trae dalla sua esperienza?
È stata un’esperienza umanamente intensa e per questo ringrazio il PD per aver accolto la mia candidatura da indipendente e poi nominarmi capogruppo in Consiglio. Ritengo di aver tenuto fede al patto elettorale con i cittadini che in me hanno riposto fiducia e attestati di stima, che non hanno un colore politico univoco. Con umiltà, ho cercato di dare il mio contributo di idee e di partecipazione nel mondo della scuola e del volontariato; ho sostenuto con grande fatica un progetto di riordino dell’Archivio Comunale e ho ripetutamente sollecitato maggiore attenzione alle fasce realmente deboli. Tutto questo l’ho fatto al costo di un grande dispendio di tempo, energie e risorse personali, mentre il mio entusiasmo e passione di ‘principiante della politica di palazzo’ si sono spesso scontrati con una realpolitik e una lentezza della burocrazia troppo distanti dalle aspettative dei cittadini. Ma non ho nessun pentimento.
Quali sono a suo avviso i possibili scenari futuri?
Intanto ritengo utile far passare le attuali turbolenze e i vari riposizionamenti in corso. Quanto al mio impegno politico, sto dalla parte dei volti nuovi, dei giovani, delle donne, delle fasce deboli, dei lavoratori e di tutte le persone che credono in un rinnovo della classe dirigente minturnese. Pertanto, qualora si dovessero creare le condizioni per una proposta chiara che metta al centro le forze sane che vogliono un vero cambiamento, sicuramente darò il mio contributo. Che la buona politica, insomma, prevalga sui risentimenti e sulle ambizioni personali.
Ritiene riproponibile una candidatura Galasso?
Il maggior merito di Galasso, oltre alla sua onestà, è di aver liberato il voto dei cittadini di Minturno. Intendo dire che nessuno più pensa che i protagonisti del declino del nostro Comune siano imbattibili mentre il loro capillare sistema clientelare comincia a vacillare. Mai come nell’ultimo anno il dibattito politico è stato così acceso e partecipato, al di là delle note folkloriche. Il PD, per esempio, è oggi un attore indiscusso della politica locale, che si pone in rappresentanza di tutte le categorie sociali. Quanto al toto-nomi in corso, è una pratica che non mi coinvolge né mi appassiona. Abbiamo tanti esempi di candidati che, a fronte di molto frastuono mediatico, non hanno raccolto consensi adeguatamente dignitosi. Ripeto, quello che conta non sono i nomi ma il progetto, le modalità per perseguirlo e gli obiettivi che si vogliono raggiungere, anche al di là dei tradizionali steccati politici. La fiducia e il consenso vanno conquistati con proposte politiche sane e credibili.
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