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Sull’accesso gratuito all’Università

 

Se un merito ha avuto la proposta, lanciata da Pietro Grasso, di “abolire le tasse universitarie”, è senz’altro quello di aver riaperto (o forse proprio aperto da zero) il dibattito sull’accesso all’Università e, più in generale, sul diritto allo studio.

Al di là delle semplificazioni da slogan ad uso e consumo della campagna elettorale, se si vuole approfondire la proposta di LeU si può leggere qui qualche dettaglio in più. Sostanzialmente si sostiene che anche l’accesso all’Università deve essere considerato un diritto per tutti (al pari dell’istruzione primaria, della tutela della salute), a maggior ragione in un Paese nel quale i laureati sono pochi rispetto agli altri stati europei e quindi occorre investire in conoscenza, e che in un’ottica di rimodulazione delle aliquote IRPEF i “ricchi” contribuirebbero comunque alla fiscalità generale, ferma restando comunque l’esistenza della tassa regionale per il diritto allo studio.

Chi ha frequentato l’Università, o ha i figli da mantenere all’Università, sa benissimo che le tasse sono una parte delle spese che uno studente deve sostenere. Per i fuori sede ci sono le spese di alloggio, di vitto, e per tutti ci sono le spese per i libri, le dispense, per i trasporti. Se capisco bene al proposta di LeU trasferire alla fiscalità generale i proventi che i più abbienti verrebbero a pagare con la rimodulazione delle aliquote IRPEF (e magari anche con una tassa patrimoniale) comporterebbe poi un secondo passaggio per ritornare a chi frequenta l’Università quanto si deciderà di investire per sostenere il diritto allo studio.

Resto dell’idea che, fatte salve la necessità di una rimodulazione delle aliquote IRPEF nonché dell’introduzione di una tassa patrimoniale per ridurre le sempre crescenti disuguaglianze nel nostro Paese, sarebbe più corretto mantenere attivo un pagamento diretto delle tasse universitarie per i più abbienti, estendendo contemporaneamente le fasce di esenzione e di minore contribuzione in funzione dell’ISEE, proprio per finanziare in maniera diretta tramite borse di studio le spese degli studenti meritevoli e degli studenti che provengono da famiglie con minori possibilità economiche.

Io credo che messa così, la questione possa dare adito a meno dubbi sull’effettiva volontà di agevolare chi ha redditi più bassi. Insomma, messa così mi sembrerebbe più “di sinistra”.

Si o no? Sarebbe facile, in fondo

Dare risposte immediate al possibilismo che pervade la sinistra italiana davanti alle ipotesi di alleanze post-voto con PD o con M5S. La destra no, quella no (ma chi è destra? Casapound? OK. Fratelli d’Italia? Bon. La Lega? Ci siamo. Berlusconi? Alfano? Ah son destra? Ma già è capitato in passato di governarci insieme? Davvero?).

Quindi, dicevamo, due domande semplici semplici che Pietro Grasso, o chi per lui, dovrebbe/potrebbe porre.

Per il PD: lo aboliamo il jobs-act, reintroducendo l’art. 18 e prevedendo come unica forma contrattuale il tempo indeterminato?

Per il M5S: la approviamo subito la legge sullo ius soli?

Due questioni cruciali, lavoro e cittadinanza. Se non si è d’accordo su questo, non c’è possibilismo che tenga. Restano solo le chiacchiere da campagna elettorale.

E per quelle abbiamo dato, grazie

Dal mondo della fantapolitica al mondo del possibile

Credo che immaginare come fattibili alleanze con un PD derenzizzato sia un grave errore politico. Alcuni hanno proclamato ai quattro venti e fino a pochi giorni fa che non esiste differenza tra il PD e il centrodestra. Però oggi si ritiene possibile allearsi con il PD dopo il voto, magari contando su un magro risultato elettorale del Partito Democratico la cui responsabilità, secondo raffinatissimi strateghi, dovrebbe cadere tutta in capo al Segretario. Ciò dovrebbe indurre una contromutazione genetica e un ritorno alla ragione degli affidabilissimi neoparlamentari del PD, scelti direttamente da Renzi, magari già bersaniani della primissima ora. Auguri.

Personalmente non so se in LeU la pensino tutti così, ma in ogni caso se il primun inter pares nonché leader Pietro Grasso dice qualcosa, si immagina che siano tutti d’accordo. Se si tratta di responsabilità e di punti programmatici, mettiamoci dentro pure Berlusconi, che è uguale a Renzi, o no? Magari qualcosa concede pure lui.

Se, come si diceva all’atto della nascita di LeU, che le azioni sono state ripartite al 50% a MdP, al 35% a SI e al 15% a Possibile, allora è ovvio che qualcuno sta già esercitando la golden-share sull’impresa. Resta solo una domanda ai fuoriusciti dal PD della prima e dell’ultima ora: ma avete fatto tutto ‘sto casino per ri-allearvi con il PD?

p.s. amici del PD, astenersi dai commenti. La questione è tutta interna alla nascente sinistra, voi siete di bocca buona, vi fate passate un esercito di aratri sulla panza senza batter ciglio.