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Da Latina mi spammano xBersani

 

Sia ben chiaro, la cosa mi sarebbe stata sulla panza pure se l’avesse fatta Tabacci, per dire. Però quello che vorrei sapere è chi paga per questa roba. Da dove prendono i piccioli per gli SMS quelli del comitato Bersani di Latina (così come non sarebbe male sapere come sono pagati i manifesti che invadono Roma). E dato che il PD provinciale non ha un Euro, allora la cosa mi sta sulle scatole all’ennesima potenza.

Tutti su Marte?

Chi è andato a votare domenica scorsa alle primarie? Il cosiddetto popolo del centrosinistra, o quello che ne rimane dopo anni di mazzate. Meno degli anni scorsi, ma comunque un bel pò. Ex elettori del centrodestra delusi. Certamente, ma non la maggioranza. Ex elettori del centrodestra delusi che voterebbero centrosinistra solo ad una condizione. Un pò di meno. Rompicoglioniboicottatoriprovocatoriinquinatori. Qualcuno, sicuro.

Ecco, allora quello che dico è che chi aveva interesse a partecipare alle primarie senza doppi fini c’è andato al primo turno. O comunque si è registrato per votare al primo turno. Del resto con la scarsissima considerazione che hanno per i partiti e per la politica gi italiani di questi tempi, tremilionicentomilaepassa persone che votano alle primarie mi sembra già un mezzo miracolo. Possibile che tra primo e secondo turno tutta ‘sta gente abbia maturato la voglia di registrarsi, di partecipare? Possibile che non abbiano trovato un momento per iscriversi dal 5 al 26 novembre? O che non abbiano avuto modo o tempo per collegarsi e registrarsi on line? Eppure le cose si sapevano. E da giorni e giorni non si parla altro che delle primarie. TV, stampa, social network, radio. No, perchè le notizie ci dicono di migliaia e migliaia di domande di iscrizione. Mi dispiace per Nando dalla Chiesa e per casi simili, però pure lui non mi sembra che sia stato su Marte, durante il mese di novembre. E nemmeno mi sembra un analfabeta informatico. E se le regole ci sono si prova a rispettarle, senza incitare alla disobbedienza civile. Altrimenti c’è il rischio che succedano casini seri, domani.

I fantastici cinque

Non starò qui a farvi il pippone con la sintesi geopoliticosocialantropologica del confonto tra i cinque dell’apocalisse, in rete già se ne trovano a carrettate. Ma vi dò le mie impressioni a pelle. Mi è piaciuto moltissimo Vendola. Diretto, concreto, senza remore. Parole chiare sui diritti, sulle alleanze, sui temi economici. Evoca emozioni, magari un pò meno di un annetto e mezzo fa. Ma parla al cuore e al cervello. Bersani ecumenico, solido. Rassicurante. Unificatore. Ha un progetto in testa, o ti piace oppure sei contro di lui. Laura Puppato un pò evanescente. Inesperta sui grandi palcoscenici e si vede. Non ha bucato lo schermo. Ha provato ad attizzare la polemica ma le è andata male. Tabacci navigato. in un paio di occasioni ha steso Renzi. Sono agli antipodi e tutto sembra amplificare le differenze tra i due. Però mi è piaciuto quando ha chiesto di non votare per lui, ma per la coalizione. Renzi. Renzi. La prima impressione che ho avuto è stata di assistere ad una televendita. Il modo di guardare alla telecamera, di gesticolare. Non riesco ad essere obiettivo con Renzi perchè non mi è eccessivamente simpatico. Condivido però con lui l’idea che le nuove generazioni non debbano aspettare il proprio turno, in politica come nel mondo del lavoro. E che non debbano chiedere favori a nessuno. Ottimo sul no all’UDC e nel rimarcare i fallimenti di una classe dirigente che ha fatto il suo tempo. Deludente sui diritti, e già so che la cosa non piace nemmeno alla mia amica Cristiana. Fuggo da lui a gambe levate quando propone Ichino come modello per la riforma del mercato del lavoro.

In definitiva, oggi ho le idee più chiare su chi votare, domani non so. Mi conforta il fatto che il centrosinistra è vivo, e di questi tempi è già tanto. Un pò di rammarico per non aver visto un mio amico, là in mezzo. Ma ci aspettano altri traguardi.

Italia Bene Comune, anche a Minturno

Le primarie del centrosinistra entrano nel vivo, e anche a Minturno ci si organizza per consentire la massima partecipazione dei cittadini.

Le regole per votare sono queste:

Per chi non volesse registrarsi on-line è possibile invece registrarsi:

presso la sede del PD in Via Antonio Sebastiani a Scauri, il lunedì dalle 18 alle 20 e la domenica dalle 10 alle 12;

presso la sede di SEL, in Via Appia 220 a Scauri, il giovedì dalle 18 alle 20;

mercoledì 14 novembre, dalle 10 alle 12,  presso un gazebo che sarà allestito presso il piazzale delle SIECI a Scauri;

sabato 17 novembre dalle 10 alle 12, presso un gazebo che sarà allestito in Via Luigi Cadorna, presso il mercato e la Pretura.

Eventuali ulteriori giorni utili per la registrazione saranno comunicati tempestivamente. Va da sè che si può registrare anche il giorno del voto, domenca 25 novembre. Registrarsi prima farà comunque risparmiare un pò di tempo.

Il sale di Matteo

Non è che mi andasse particolarmente di sentire Renzi da Lerner, ieri sera.  L’ho visto e ho detto a Silvia: no, non ce la faccio. Poi mi sono fatto forza e mi sono sintonizzato.  L’infedele ha il grandissimo pregio di essere l’unica trasmissione nella quale gli ospiti si confrontano in maniera civile, senza urlare, e quindi se uno resta con pazienza attaccato al video per quelle due ore e mezza un’idea su quello di cui si discute, se non ce l’hai, te la fai. E se ce l’hai, riesci ad avere  quegli elementi per rafforzare o cambiare le tue convinzioni. Lo dico: a me ieri sera Renzi è sembrato un disco rotto. L’ho sentito ripetere ossessivamente gli stessi concetti tutte le volte che l’ho ascoltato in TV. Sarà pure una tecnica comunicativa ma dopo un po’ mi appallo.  Poi magari uno si legge il programma scaricandolo da internet a qualcosa di concreto ce lo trova, però l’impressione che ho avuto è stata, nel complesso, di poca concretezza e molte frasi ad effetto. Ora io mi chiedo: quanti di quelli che hanno intenzione di votare per Renzi alle primarie dopo averlo sentito in TV si vanno a leggere il programma? Pochi, direi. Certo, non sono le 280 pagine del programma dell’Unione, ma comunque è una fatica discreta, per molti. E allora cosa resta, del suo messaggio?

Giovani contro vecchi. Legittimo, eh. Ma se uno vuole sbarazzarsi della vecchia nomenklatura del PD vota per Renzi, altrimenti no. Lo so, è un’analisi brutale, fatta con l’accetta, ma secondo me questo è. Ed è un po’ poco, sinceramente.  Che poi, a sentire bene le sue parole, non è che dice tutte cose irragionevoli, intendiamoci. Qualcuna si, magari. Tipo non perdere l’occasione per attaccare i sindacati. Che con tutti i difetti che hanno non sono il male assoluto della nostra società. Lì sono sensibile, lo so. Oppure insistere sul fatto che chi perde va a casa e non fa parte della squadra. Ecco, questa mi sembra una gran cazzata. Il PD, il centrosinistra, hanno bisogno di tutti quelli che partecipano a queste primarie. Non si tratta di chiedere lo strapuntino di consolazione. Si tratta di collaborare. Tutti insieme. Perché la sfida è vincere le elezioni per cambiare il Paese, non (solo) togliere di mezzo tutti quelli che c’erano prima. Molti hanno fallito, d’accordo.  Ma se spargi il sale non ricresce nulla.

Tanto per sapere, eh!

Dalla Carta d’Intenti di Italia Bene Comune:

L’ha sottoscritta pure Vendola, o sbaglio? Quando leggo “collaborazione con le forze del centro liberale” io traduco UDC.

Vendola ieri sera da Fazio, al minuto 3 e 20 circa (anche un pò prima):

http://www.youtube.com/watch?v=GP5l05Ou8FA

Pierferdi, sempre ieri:

http://www.youtube.com/watch?v=pdBXCPXHlb8

Ora io vorrei sapere chi prende per il culo chi. Perchè Vendola e Casini, mi sembra, hanno le idee chiare.

I pezzi che mancano

Ho sempre pensato che il PD, più che preoccuparsi di conquistare voti tra i delusi del centrodestra, dovesse pensare a recuperare i voti di qui suoi ex- elettori che, negli ultimi anni, avevano disertato le urne. O avevano scelto Grillo. Nulla vieta che chi ha votato centrodestra, PDL, AN, UDC, CCD, FI, MPA, FLI possa cambiare idea e decidere di votare per il PD.

Legittimo. Il mio timore è che se ciò dovesse avvenire, il PD subirà una mutazione genetica che lo porterà lontano da quel progetto al quale molti di noi hanno aderito qualche anno fa. Diventerà un partito neo-liberale, o anche neo-liberista, di stampo blairiano, per capirsi, condito da un po’ di equità sociale, di diritti civili, di attenzione per l’ambiente su scala medio-piccola. Ciò che probabilmente una parte dell’elettorato moderato italiano cerca da anni, salvo poi rifugiarsi sotto l’ala protettrice di Berlusconi perché naturalmente allergici al campo del centrosinistra. Sinceramente non è quello che mi aspettavo, quando ho contribuito a fondare, nel 2007, il PD.

A dire il vero non mi aspettavo nemmeno un partito bloccato, refrattario al cambiamento, allergico alle critiche, ingessato dalle correnti, sordo agli innumerevoli segnali che provengono, ormai da anni, dalla società. Un partito che, in stretto raccordo con un pezzo corposissimo di sindacato, è stato capace di parlare solo, e nemmeno al meglio, al suo blocco sociale di riferimento, quello dei lavoratori dipendenti per lo più pubblici e dei pensionati, lasciando abbandonati a sé stesse intere generazioni di nuovi lavoratori, soprattutto del settore privato, che un contratto a tempo indeterminato e una pensione non ce l’hanno e non l’avranno mai. Perché non basta cambiare qualche dirigente di periferia, qualche amministratore locale, qualche portavoce per dirsi rinnovati.

Quella che conta è la testa, e se la testa dei nuovi arrivati è per molti versi simile a quella di chi ha preceduto, allora si è fatta un’operazione di facciata. E cambiare testa significa rendersi conto della necessità, ad esempio, di riformare il sistema dei finanziamenti ai partiti prima che emergano gli scandali. Di rendersi conto prima, e non dopo, che i soldi che girano intorno alle attività dei partiti sono troppi, anche se usati a fini esclusivamente politici. Di evitare che persone indagate o condannate possano restare al loro posto o essere ricandidate. Di evitare di continuare a nominare amici o trombati nelle ASL, negli Enti Pubblici, nei CdA delle partecipate. Di evitare di avere rapporti ambigui con banche, assicurazioni e con i salotti buoni della finanza, mentre la finanza uccide l’economia reale. Di rendere gli spazi politici contendibili per sottrarli al gioco delle correnti, agli spifferi, agli accordi sottobanco che impongono ai territori uomini e candidati. Di rendersi conto da soli che tre mandati in Parlamento bastano e avanzano. Di imparare dagli errori, perché sbagliando, da ‘sta parte, non s’è imparato un cazzo.

Ecco, tutto questo mi fa pensare sempre di più che queste primarie sono monche, manca un pezzo, e non mi sento rappresentato da quello che c’è in campo.

Non avete capito una beneamata mazza

Questi sono i manifesti apparsi a Roma. Ovviamente abusivi. Sono dei comitati per Bersani. Renzi ha già dato, salvo poi scusarsi.

Chi li ha commissionati? Chi paga? Il partito? Gli stessi che hanno inviato gli SMS per avvisare che Bersani era ospite da Fazio? E dopo le vicende della Regione Lazio è possibile che non ci renda conto di come sia obbligatorio (non indispensabile, obbligatorio cazzo), davvero, fare politica con maggiore sobrietà? Lo dice anche il manifesto, ma letto lì sa di presa per il culo. E dai.

Cartellino rosso

Il botta e risposta tra Renzi e Marchionne.

Matteo Renzi è la brutta copia di Obama ma pensa di essere Obama. Ma è sindaco di una piccola, povera città“. Marchionne è un uomo piccolo piccolo che offende un’intera città per rispondere al suo interlocutore. Ma, dopo, tutto, si sapeva.

”Non sono io ad aver cambiato idea ma Marchionne che non solo ha cambiato idea, ma ha tradito: avrà sempre questa macchia di aver preso in giro operai e politici dicendo una cosa che non avrebbe fatto. Non ho mai immaginato Marchionne come modello di sviluppo per l’economia, andava ai congressi Ds dove c’erano D’Alema e Bersani, e Bertinotti ne parlava come il borghese buono. Renzi si arrampica sugli specchi per semntire sè stesso: nel momento in cui ha dichiarato di essere con Marchionne senza se e senza ma ha esattamente immaginato che il modello Pomigliano (ricatto occupazionale, compressione dei diritti, eliminazione dei sindacati nemici) fosse IL modello di sviluppo. E Marchionne ai congressi dei DS ci andava, eventualmente, anche prima. E buttare merda in faccia agli amici di partito aggratise non è proprio il massimo.

Se avessero litigato durante una partita di calcio, l’arbitro avrebbe dovuto espellere entrambi.