Forse ne ho già parlato da qualche parte. Nel 1992 iniziai a scrivermi con un condannato a morte nel carcere di Huntsville, Texas, che si chiamava Paul Rougeau. Con altri ragazzi che corrispondevano con Paul (Ilaria, Rambaldo, Giovanni, Giuseppe, Stefano a Roma, e altri in giro per l’Italia) creammo un comitato che ho scoperto con piacere essere ancora attivo, a distanza di tanti anni. Provammo a salvare Paul, ma non ci riuscimmo. Uno dei mezzi che utilizzammo per attirare l’attenzione sul suo caso fu la pubblicazione di un libro, Mi Uccideranno in Maggio, con le sue, e le nostre lettere. L’editore di quel volumetto era Sensibili alle Foglie, casa editrice di Renato Curcio. L’altro giorno camminavo, insieme alla mia famiglia, per gli stand della fiera della piccola editoria che si tiene da qualche anno a Roma. E ho cercato lo stand di Sensibili alle Foglie, nella speranza di trovarlo lì, Renato Curcio. E in effetti c’era. Ho voluto stringergli la mano. Non a Renato Curcio. Ma all’uomo, che tramite un percorso di espiazione e redenzione torna ad essere parte della società. Quel percorso di espiazione e redenzione che era stato negato al nostro amico Paul, al di là dell’oceano.
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Gli sconfitti
Tanta tristezza. Questo ha suscitato in me vedere le immagini del funerale di Prospero Gallinari. La tristezza delle persone sconfitte dalla vita e dalla storia. Gli sguardi sperduti vanno al di là della pena per l’amico scomparso. Ragazzi e ragazze che hanno usato male i loro vent’anni, che volevano portare l’attacco al cuore dello stato ma hanno finito con il trucidare innocenti. Valga su tutti il nome di Guido Rossa. Non so se l’oblio sarebbe il contrappasso giusto. La sconfitta nella sconfitta. Forse una dimensione sociale e pubblica i reduci del terrorismo possono ancora averla, al di là del loro impegno privato nel sociale (per chi ce l’ha) che è loro e soltanto loro. Ammettere gli errori, ammettere la sconfitta e farsi testimoni viventi della loro esperienza tragica, anche nelle scuole. Un monito in carne e ossa affinchè la notte della Repubblica non torni mai più. Senza autocelebrazioni, senza falsi miti. Monito e storia. Colpa e redenzione.