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Riformare le riforme (e non solo)

La strada è lunga è tortuosa, ma le cose accadono facendole accadere. E le brutte riforme si modificano (si spera) facendo proposte alternative a quelle in discussione.

La prudenza non è mai troppa, ma quanto si sta verificando in queste ore dà un (ulteriore) senso al nostro stare in campo.

E a chi continua a dire, quasi ossessivamente: andatevene da questo partito, sapete solo criticare, non volete bene al vostro segretario, siete sfascisti, gufi, rosiconi, grillini, diciamo NO. Finché ci sarà spazio per il confronto, per il dibattito, per il ragionamento noi saremo qui con le nostre idee perché il PD è anche casa nostra. E ci staremo con gentilezza e determinazione, abbassando i toni e alzando i contenuti, proseguendo nel coinvolgere le persone sui temi e sulle proposte, perché la politica è un progetto collettivo.

Perché questo sappiamo fare.

E poi magari, un giorno, la minoranza diventa maggioranza.

Corsi e ricorsi storici (sottotitolo: datemi un leader qualsiasi che mi sento meglio)

Se Berlusconi, da premier, avesse proposto la metà di quanto proposto da Renzi in tema di riforme Costituzionali, poteri del Presidente del Consiglio, legge elettorale, avremmo fatto le barricate al grido di golpe.

Per non parlare delle controriforme del mercato del lavoro, della non-concertazione con sindacati e confindustria. Della demagogia. Della retorica del fare. Del populismo.

Cazzo, il populismo. Ci siamo assuefatti pure a quello, a sinistra.

E perché non 19?

O 51, o 27, anziché 8? Oppure (n-1), dove n indica il numero totale dei collegi, così almeno si conoscerà con certezza il collegio nel quale sicuramente NON si sarà eletti. Almeno quello. Un vantaggio per gli elettori. Uno.

E io continuo a rivolgermi a chi ha votato Renzi, alle primarie. Ma DAVVERO volevate questo? DAVVERO volevate le larghe intese eterne, e le riforme con Berlusconi, e i sottosegretari assegnati con il bilancino tra partiti e correnti, e una legge elettorale di merda, e chissà cosa ancora doveremo sopportare prossimamente?

Leader o caporali

Riforma elettorale: Renzi tenta l?intesa con Berlusconi

In questi giorni si celebrano (!) i vent’anni di Berlusconi in politica. Pensavo bastassero e avanzassero, ma evidentemente non è così. È alquanto sconfortante notare come Berlusconi e Renzi, suo alter ego dalla parte opposta della barricata (fatte le dovute differenze), si stiano giocando i loro destini di leader sulle spalle del Paese. Le modalità con le quali si stanno conducendo le trattative per arrivare ad una nuova legge elettorale sono oscene.

Berlusconi non ha problemi particolari nel suo simil-partito: ordina e si esegue. Anche perché, parliamoci chiaro, questa pseudo-riforma della legge elettorale fa bene solo a lui, che riunirà tutto il mondo del centrodestra, magari con la Lega al seguito, pur di arrivare al fatidico 37%. E in quella partita si giocherà tutto il suo futuro, alla soglia degli ottant’anni e da pregiudicato.

Dall’altra parte Renzi, che pur di passare alla storia come il leader (?) capace di portare a termine un percorso di riforme è disposto a far approvare qualsiasi riforma, buona o pessima che sia. Ed è disposto a portare alle estreme conseguenze lo scontro interno al PD (e se non sono d’accordo che fai, mi cacci?), forte del consenso delle primarie dell’otto dicembre, interpretato come una delega in bianco.

Ecco, tutto ciò serve ai leader (?), ma non al Paese. Nella migliore delle ipotesi, se andasse a votare l’80% degli aventi diritti, con una legge come quella sulla quale si deve prendere o lasciare  si potrebbe formare una maggioranza di governo con una coalizione che racimola il 37,1% dei consensi. Questo significa che governerebbe una coalizione che gode del consenso del 30% del Paese.

Il buon senso suggerirebbe di fermarsi. In una recente trasmissione radiofonica un politologo (non mi ricordo chi) asseriva che in tempi come quelli che stiamo attraversando è inevitabile sacrificare la rappresentatività per la governabilità. Io penso che se l’Italia è arrivata al punto in cui si trova è proprio per assenza di rappresentatività di buona parte dell’attuale classe dirigente. E continuare su questa china significherà perpetuare un meccanismo perverso che alimenterà ulteriormente il disagio, l’insofferenza, la disaffezione.

Tutti hanno tuonato (e molti hanno finto) contro le liste bloccate. Se passa la riforma Renzi-Berlusconi ce le ritroveremo tali e quali a prima, e magari riabiliteremo anche Calderoli. Come dicevo c’è un problema di premio di maggioranza, e anche la nuova legge rischia di essere incostituzionale. C’è il problema delle soglie di sbarramento. C’è il problema della ridefinizione dei collegi. C’è il problema di come tutto questo si sposa con la riforma del Senato , in generale, del Titolo V della Costituzione.

E c’è il problema, piccolo piccolo, di rimettere in campo, per l’ennesima volta, Berlusconi.

Insomma, ce n’è abbastanza per prendere in considerazione un modello diverso. DI legge elettorale e di percorso politico. Merito e metodo.

Proposte alternative non mancano. Si riparta da lì e si cerchi il consenso in Parlamento.

Per il bene del Paese e non per la gloria dei leader. Vecchi e nuovi. Abbiamo già dato.

 

La voce del Nord

Ultimissime dal partito del Senatùr:

  1. I ministeri sono chiusi (aprono a settembre, i dipendenti sono in ferie) ma, se qualcuno volesse entrare, può chiedere le chiavi a Calderoli Roberto;
  2. Sindaci solerti continuano a decorare le proprie città con il sole delle alpi (rigorosamente minuscolo), nonostante i fatti dei mesi scorsi;
  3. Borghezio si conferma una merda.

Insomma, niente di nuovo. Nonostante ciò, il PD continua a lanciare appelli alla collaborazione.

Il Bersanellum risparmiatecelo, vi prego

La politica è l’arte del compromesso, e questo si sa. Forse, però, bisognerebbe stare attenti a scegliere con chi farli, ‘sti compromessi. Tra le grandi manovre che il PD sta mettendo in atto per creare difficoltà al governo, spunta l’accordo che si vorrebbe raggiungere con la Lega Nord per la riforma della legge elettorale (mi scuserete se linko a Labate, ma sembra che l’argomento sia ancora top secret on line…). Riformare la legge elettorale è sacrosanto, siamo tutti d’accordo. Gli interlocutori non ce li scegliamo, sono quelli che sono. E anche questo è pacifico. Però, dico, è possibile che il PD debba sempre fare scelte al ribasso (ne parla Pippo qui), stavolta pur di accontentare nientemeno che la Lega Nord? Possibile che anche la Lega, dopo il Terzo Polo, Lombardo, Gargamella, i Venusiani,  debba essere per forza un interlocutore del PD? Ma è possibile che il PD non abbia mai la forza di fare una propria proposta chiara, lineare, e vedere chi ci sta, giocando a carte scoperte, magari in Parlamento? Ma non è, questo, un atteggiamento che potrebbe risultare vincente anche da un punto di vista elettorale?