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A proposito di saggezza

Che non è esclusiva degli anziani. Anzi.

 E poi continua qui:

Il ricambio è questione profonda e va costruito, con pazienza e persistenza, proprio quella che dimostrano altri, nel voler rimanere a tutti i costi, come accade in queste ore in Lombardia a chi minaccia di candidarsi per il quinto mandato consecutivo.

E lo scollamento tra politica e cittadini si supera soltanto con lo scollamento di qualcuno dalla propria posizione di potere. Perché libertà e competenza, nella stesso posto, oltretutto, hanno un tempo. E, come ha ricordato ieri Veltroni, si può fare politica anche senza stare in Parlamento. E in questi anni, mi permetto di aggiungere, è successo che facessero politica moltissimi che in Parlamento non ci stavano, e che addirittura non facevano parte del sistema politico strettamente inteso.

Guardando Walter, ieri sera, ho pensato che quella è la misura giusta. Comprenderlo, sul piano politico, è fondamentale, per fare le cose serie.

Ora, pare che i derogabili si ritirino, un po’ per volta, come personalmente ho sempre chiesto, e non in tv o sui giornali, ma in direzione e in assemblea nazionale. Insistendo sul fatto che il limite dei mandati, ora più che mai, non era un fatto burocratico, ma una questione politica.

La domanda successiva, che darebbe senso al «tutti a casa» che risuona da più parti, è però: al posto loro, chi ci mettiamo? Con quali modalità si costruisce questo ricambio? Con quali metodi di selezione e quale cultura politica?

Questa è la domanda a cui mi piacerebbe rispondessimo tutti quanti, perché è ancora più importante della prima.

 

Priorità

Avete presente IL TRASLOCO? Cambi casa, ti trasferisci, ma ci sono ancora millemila cose da fare. E siccome durante la settimana lavori, occupi il fine settimana a mettere a posto il terrazzo, i fiori, i vasi. E poi ci sono le lampade da montare. Vai col trapano, a manetta. Le maniglie di Faktum, quelle no: stanno ancora là. Aspettano. In questo bailamme capita che un giornalista de Il Riformista, che però scrive pure su Vanity Fair (sic!), si diverta a fare il giovane vecchio e prosegua, nel fine settimana, una polemica sterile contro i cosiddetti “rottamatori” (tra i quali mi ci metto pure io). Prima di tutto, però, devo scusarmi se Godmorgon viene prima del giornalista, che però merita una risposta. Ecco, Tommaso Labate, anni 31, porta acqua al “nostro” mulino.  La sua miopia (ma è in buona compagnia, tranquilli) ci fa capire, come si sostiene da tempo, che la questione non è squisitamente anagrafica. Si può essere 31enni e ragionare come un vecchio arnese del giornalismo, oppure essere un Mister Y 70enne della carta stampata (tralasciando i politici “puri”) ed avere capito che le elezioni amministrative appena svolte hanno lanciato al PD un messaggio chiaro ed inequivocabile su metodi, programmi, alleanze e persone. Semplice.