E, come si diceva ieri, è stato un errore affidare al General Contractor la nomina dei direttori lavori.
E, come si diceva ieri, è stato un errore affidare al General Contractor la nomina dei direttori lavori.
Ho scritto due righe ad un amico. Le trovate qui di sotto.
Qualche considerazione a margine della vicenda Incalza che riguarda, più in generale, la nota propensione italica a chiudere la stalla quando i buoi brucano felici erba e foraggio. O meglio, a chiudere la porta principale della stalla, lasciando ben aperto un varco laterale sufficientemente comodo per assecondare il desiderio di felicità dei ruminanti.
Al netto del sistema corruttivo (o presunto tale, lo stabilirà la magistratura) che starebbe alla base dei rapporti tra manager pubblici, imprese e direttori lavori (anzi, a quanto pare direttore lavori unico, Perotti) che, sostanzialmente, portano ad una lievitazione (giustificata o meno) dei costi delle opere, esiste un “sistema”, anzi una normativa, anzi un combinato disposto di norme che cristallizzano la situazione attuale e che non sembra siano sul punto di cambiare verso.
Anche il Decreto Sblocca Italia si “appoggia” alla Legge Obiettivo, che un tempo sembrava, a sinistra, essere la madre di tanti mali prodotti nella modalità di esecuzione delle grandi opere. Poi i tempi cambiano, e le idee pure. E la Legge Obiettivo, introducendo la figura del Contraente Generale/General Contractor, mutuata da altri Paesi e dalle direttive comunitarie, sostanzialmente ribadiva il ruolo dei soggetti privati (per carità, qualificati) che con la concessione di costruzione e gestione avevano già avuto in ricca dote la progettazione e realizzazione delle prime tratte AV in Italia secondo la logica spartitoria che ben conosciamo.
Glia appalti a Contraente Generale, sulla carta bellissimi, portano però in sé un germe, e una logica, un po’ pericolosa. Cioè che il controllato, il CG per l’appunto, si paghi di tasca propria il controllore, ossia il Direttore Lavori (il Perotti di turno). Del resto il rapporto tra Contraente Generale e Direttore dei Lavori è un rapporto puramente privatistico, pertanto il CG può scegliersi (entro certi limiti) chi vuole. Certo esiste, dovrebbe esistere il ruolo di controllo del Committente, però si capisce bene che è la logica del sistema che è sbagliata. Ovvio che nessuno è così manicheo da attribuire tutto il male al privato e tutto il bene al pubblico, però già riportare la Direzione Lavori nell’alveo dell’amministrazione pubblica committente potrebbe introdurre degli elementi di maggiore limpidezza rispetto a quanto visto fino ad ora.
In questi giorni abbiamo assistito alle solite roboanti dichiarazioni di guerra di Premier e Ministri contro la corruzione. Tra le pieghe dei provvedimenti e delle norme vigenti, invece, si nasconde la realtà. E la realtà, anche in questo caso, ci dice che, per ora, il verso non cambia proprio per niente.
Ma già lo sappiamo, no?
Con qualche fatto alquanto inquietante.
Insomma, aggiungere promesse su promesse, al turbopremier, non è che faccia tanto bene. Soprattutto quando non si riesce a mantenerle perché non ci sono le coperture finanziarie, perché non c’è l’accordo con le altre forze che sostengono il governo, perché si sparano grosse. Ultima in ordine di apparizione: il blocco agli stipendi nella PA, e le conseguenze già sono sotto gli occhi di tutti.
Poi prendete il decreto Sblocca-Italia: a parte altre cose, appunto, inquietanti e sbagliate, anche qui promesse. Come sia possibile, ad esempio, aprire entro un anno cantieri per i quali ad oggi a malapena esiste un progetto preliminare (come per alcune tratte delle linee ferroviarie Napoli-Bari e Palermo-Messina-Catania) resta uno dei misteri di Firenze.
In una cosa però Renzi è bravo: additare nemici al popolo. Magistrati fannulloni (troppe ferie, se la giustizia non funziona è perchè sono in vacanza!), sindacalisti mangiapane (se l’economia non riparte è per i troppo distacchi!!!), insegnanti svogliati (premieremo chi starà a scuola 24 ore su 24!) tanto per alimentare il clima di coesione nazionale, forse nella (sua personale) consapevolezza che mettere gli uni contro gli altri, nel nostro Paese, porta benefici naturaliter. Effetti mediatici, il premier, ne potrà ottenere quanti ne vuole.
Ma la sostanza (poca) resta.