L’estate sta iniziando, e con essa iniziano i primi problemi, a Scauri.
Uno, gravissimo, riguarda il sacrosanto, intangibile e costituzionalmente garantito diritto a non essere disturbati sotto l’ombrellone da fastidiosissimi quanto insistenti commercianti abusivi (meglio noti come “vù cumprà”) che imperversano sulle bellissime spiagge della perla del Sud Pontino. Quando il “vù cumprà” non riesce a vendere la sua merce, poi, si azzarda nientemeno che a chiedere dei soldi per mangiare, ennesima dimostrazione di insolenza e di mancanza di rispetto nei confronti di chi si gode le meritate vacanze. I bagnanti hanno sentito l’esigenza di far giungere alla stampa la loro preoccupatissima voce di protesta, ben attenti, però, a mettere i puntini sulle i: non siamo razzisti, per carità. Mi verrebbe da dire: excusatio non petita…
In effetti il razzismo potrebbe anche non entrarci, in tutto ciò. Però mi viene da chiedere se i bagnanti (chi sono? boh? mi fanno venire in mente quelle entità astratte tipo il popolo del web) abbiano mai sentito la necessità di protestare per gli affitti in nero. Per venti persone menate dentro un apprtamento di 80 mq. Per la presenza di camorristi. Per la mancanza di offerta culturale. Per il luna park osceno. Per i cinema all’aperto che hanno sedie che ti spaccano il culo e che se riesci a sentire qualcosa dell’audio del film è un miracolo. Per gli ombrelloni azzeccati azzeccati che se non stai attento ti ritrovi il vicino in braccio. Per le spiagge libere luride. Per la monnezza che l’estate invade tutto il Comune. Per l’inciviltà che regna sovrana. Per la gente che va in motorino senza casco e nessuno fa nulla. Vigili urbani in primis.
A Scauri, il problema, è il “vù cumprà”.