Lo sciopero della fame è la scelta di chi non ha scelta. Stiamo combattendo per la vita con il coraggio di morire. Ma siamo ancora ragazzi.
Questa frase è rimasta impressa nella mia memoria. Era sul retro della tessera della FGCI, credo quella del 1989 o del 1990. La mia prima tessera di partito. Ce l’ho conservata, da qualche parte. Di lì a poco sarebbe crollato tutto, ad Est, eccetto che la Cina, ma in quei giorni di primavera dell’89 guardavamo a quel Paese e alle proteste di chi chiedeva, in fondo, solo democrazia. Guardavamo al coraggio dei ragazzi di Piazza Tienanmen, e pensavamo, con l’ingenuità, l’ottimismo e la speranza di adolescenti, che davvero il Mondo potesse essere un pò migliore. Sono passati 23 anni, e la Cina sta ancora lì, e con essa buona parte della dittature del pianeta, a parte quelle destituite per motivi socio-economico-politici ma non di certo per difendere la democrazia in quanto valore universale. Sono passati 23 anni: chi non ha perso la vita, in quei giorni, è diventato uomo senza poter vivere in un paese libero. E anche noi, dopo quasi un quarto di secolo, siamo un pò meno liberi di allora, anche se ci si illude che non sia così.