Questo è un pezzo tratto dall’intervista a Bersani pubblicata oggi su L’Unità. E la frase che mi ha colpito è questa. Ora io non voglio attaccarmi ai verbi, però quel può, tempo fa, sarebbe stato un deve. O meglio, ci dicevano che sarebbe dovuto essere, obbligatoriamente, un deve. Tra i tanti difetti del bipolarismo in salsa italica, almeno un lato positivo si poteva trovare: ad urne chiuse nel 1994, 1996, 2001, 2006, 2008 si sapeva chi avrebbe governato.
Vincitori e sconfitti. Maggioranza e opposizione. Al netto dei ribaltoni, dei Villari, dei Turigliatto, degli Scilipoti, dei Grillo Luigi. Nel 2013 (o 2012, fate voi), no. Quel può certifica le intenzioni, ormai palesi, del gruppo dirigente del PD. Un’alleanza dei Democratici e dei Progressisti (PD, SEL, quelli dell’IdV che si sono rotti di Di Pietro, i Sindaci) prima delle urne che sfida i Moderati (UDC, Montezemolo) e il Centrodestra classico o quel che ne rimane, con o senza la Lega. Poi, ad urne chiuse, si dà il via all’alleanza con l’UDC con i Moderati. Il tutto condito con una sana dose di chimica politica applicata alla legge elettorale che, ancora una volta, viene concepita per salvare il proprio culo e non per offrire una prospettiva di governabilità al Paese.
Ora, tralasciamo lo spettacolo indecoroso delle dichiarazioni dei giorni passati di Bersani, Vendola, Casini. Tra balzi in avanti, smentite, vorrei ma non posso, posso ma non voglio. Veniamo ad oggi. Ecco, io trovo questa road map un inganno. Un passo indietro indecente rispetto alle esigenze del Paese. Una mancanza di responsabilità. Una mancanza di coraggio. Una mancanza di progettualità per il futuro dell’Italia, soprattutto. E non venitemi a parlare della Carta d’Intenti, per cortesia. Quella è roba per noi, forse. E se dico noi dico gli iscritti, i militanti, gli ortodossi (e nemmeno tutti, peraltro).
Io vorrei fare una domanda a chi, oggi, tra di noi, si inalbera e inveisce gridando al tradimento contro chiunque cerca di far capire quali siano le contraddizioni drammatiche entro le quali si muove il PD in questa fase politica e che rischiano di disorientare ancora di più cittadini ed elettori. E attacca a testa bassa chi cerca di indicare un percorso diverso, più lineare, se vogliamo, ma più difficile perchè presuppone un’assunzione di responsabilità che deriva dalla forza delle proprie idee e del proprio progetto per l’Italia.
Ma secondo voi, con questa roba qua, li recuperiamo gli elettori che ci hanno abbandonato negli anni? Quelli che non vogliono più andare a votare, quelli che votavano per noi e ora votano Grillo? Quelli schifati dalla politica. I precari della scuola e dell’università, i ragazzi di quarant’anni che non riescono a programmare il loro futuro. Insomma, una parte consistente di quelli che stanno fuori dal PD e che rappresentano, o dovrebbero rappresentare, il futuro del Paese?